Titolo: Memorie storico-politiche
A cura di Ruggero Moscati
Descrizione: Volume rilegato, in formato 16° (cm 19 x 13); 670 pagine; copertine in tela verde, non originali, con titoli in oro sul dorso
Luogo, Editore, data: Varese, Fasani, gennaio 1946
Collana: Fonte. Collana di storie - memorie - documenti, diretta da Cesare Spellanzon. N. 4
Prezzo: Euro18,00
Disponibilità: 1 esemplare
Dalla prefazione:
Il 26 agosto 1879, proprio pochi mesi prima di morire, in una lettera diretta a Martino Speciale, allora segretario generale al Ministero dell'Istruzione Pubblica, perchè lo segnalasse al ministro per la concessione di una pensione, così Giovanni la Cecilia riassumeva la sua lunga vita "tutta spesa al servizio della patria":
«Le dirò in breve ciò che feci, e quel che chiedo e quel che sono. Nato a Napoli nel 1801 - conto già 78 primavere, da un anno son sordo ed ora ho la gioia d'esser minacciato di seri attacchi alle gambe -, avvocato penale, vita non misera io vissi con la numerosa mia famiglia dal 1860 in qua. Ora tutto è cambiato.»
« Ecco poi qual fui. Nel 1821 congiurai coi carbonari e feci il dover mio: invaso il reame dalle armi straniere, fui ricercato, processato, e dopo lunga prigionia, dalla Corte Speciale a parità di voti, e dopo requisitoria di morte, condannato all'esilio perpetuo. Presi stanza in Toscana, e colà col Guerrazzi, col Bini osammo parlare pei primi della Unità italiana nell'Indicatore Livornese. Nel 1830 espulso dalla Toscana e dalla vicina Lucca ricovrai nell'isola di Corsica, ave con ufficiali còrsi si organizzò una Legione che avesse potuto scendere in Italia a tempo opportuno. »
«Inviato a Parigi come rappresentante del comitato degli italiani rifugiati in Corsica, feci parte del Comitato insurrezionale di Parigi presieduto dal Buonarroti. Mi trovai con Giuseppe Mazzini alla spedizione di Lione, comandata dai generali piemontesi Regis ed Ansaldi, che doveva invadere la Savoia, e penetrare in Piemonte per iscacciarne Carlo Alberto allora non magnanimo. Impediti sulla via dalle truppe di Luigi Filippo fummo costretti a retrocedere. Mi strinsi allora con Mazzini, e con lui ritornai in Corsica, poi lo raggiunsi a Marsiglia per la istituzione della Giovine Italia e per essere uno degli scrittori del giornale che la rappresentava ed il direttore tecnico; Mazzini ed io fra tutti i collaboratori sottoscrivevamo i nostri articoli: mal me n'incolse: Del Carretto incarcerò e seviziò mio padre, spaventò mia madre a modo che dopo sette mesi morirono; il mio patrimonio fu depredato. Mazzini denunziò all'Europa l'assassinio dei miei innocenti genitori. »
«Scacciato da Marsiglia io fui inviato nella ubertosa Touraine ove trovai simpatie locali e la potente amicizia del famoso poeta Béranger. Pubblicai a Parigi, ove mi chiamò Béranger, la Storia della Repubblica Partenopea, la storia dei prodigi dei più illustri patrioti napoletani.
Guizot, ministro dell'Istruzione Pubblica, ne acquistò duecento copie per le biblioteche di Francia, avendola scritta nell'idioma francese. »
Béranger mi fece ottenere di riedere in Corsica con l'impiego di ispettore delle Strade Provinciali e Comunali, e senza perdere i sussidi governativi come rifugiato politico.
Vissi agiatamente con la mia numerosa famiglia sino al I 1847, ma quando sussultò appena l'Italia raggiunsi Guerrazzi in Toscana e cospirammo, e fummo padroni di Livorno per tre giorni, poi traditi ed abbandonati fummo inviati a Portoferrajo, Guerrazzi al Falcone, io con altri patrioti alla Stella: due tristi fortezze dell'Isola.»
« Ne uscimmo amnistiati, dopo la costituzione promulgata a Napoli ed in Toscana. Volai a Napoli. Nominato capitano della Guardia Nazionale, poi maggiore del 4° Battaglione, e nel tempo stesso Capo di dipartimento nel Ministero dell'Interno, ebbi agio di studiare da vicino il tristo Ferdinando II, e tirai le mie linee; nella notte del 14 maggio col mio battaglione alzai le barriere del largo della Carità per difendere la Camera. Esposi la vita e l'impiego: alle 2 p.m. del 15 maggio fui incaricato del comando in capo di tutte le forze insurrezionali. Si resistè fino alle 7 p.m., poi i gendarmi a noi devoti ci salvarono conducendoci alla squadra francese. Partii per Roma, poi per Livorno, ove presi parte all'insurrezione vittoriosa di Livorno, membro del governo provvisorio con Guerrazzi. Organizzai la Guardia Nazionale di Livorno, poi colonnello di Stato Maggiore, console generale a Civitavecchia, rappresentante della Repubblica Toscana presso la Romana. Presi parte all'insurrezione di Genova col generale Avezzana, poi in Piemonte nel 1852 direttore politico della Voce della Libertà, mentre Broflerio n'era il direttore letterario e Villa suo genero, oggi ministro, uno dei collaboratori.»
« Molto dovrei dire ancora, ma, riassumendo, invoco il di lei patrocinio ... »
Tale, in sintesi, nei suoi episodi 'più salienti la vita del La Cecilia, quale appare dalla sua autobiografia: le famose Memorie Storico-Politiche, che, apparse a Roma in cinque volumetti pei tipi della tipografia Artero e Comp. negli anni dal 1876 al 1878 (3) e divenute ora addirittura irreperibili anche nei cataloghi di antiquariato, rivedono la luce nella presente ristampa.