Autore: Gianni Di Giovanni
Titolo: Caro Nipote
Sottotitolo: Ovvero il novellino napoletano
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 21 x 13); 156 pagine.
Luogo, Editore, data: Soveria Mannelli, Iride, 2004
Prezzo: Euro 11,00
ISBN: 888894723X, 9788888947235
Disponibilita': In commercio
Questa è la storia di una grande illusione, la vicenda di una classe borghese, formata alla scuola di Antonio Genovesi e di Vincenzo Russo, colta e illuminata, che dapprima salutò come liberatori i francesi del generale Championet, ebbe una breve stagione di gloria sotto il regno di Gioacchino Murat, perse ogni speranza allorquando giunsero i Savoia e fu schiacciata definitivamente dai fascisti.
Questa è la storia dell'utopico Riscatto del Mezzogiorno, che dallo sbarco di Ercoli (Togliatti) a Napoli fu vanamente alimentato e definitivamente sepolto dal "laurismo" e dai suoi eredi che prima misero le mani sulla citta', poi la divorarono con i Fratelli del Golfo.
Questa però non è una storia epica, al contrario è la narrazione di piccole, quasi banali vicende quotidiane raccontate da una vecchia zia, una signora d'altri tempi, che aveva frequentato le Scuole Normali e aveva una scrittura "nitida e ornata". Ma attraverso questi piccoli accadimenti, si scorge in controluce e sotto il velo dell'ironia e del compiacimento del paradosso, tutta l'amarezza di un fallimento.
Verita' mai dette per celare realta' pietose. Ad esempio, non furono gli amici di Casa Croce a tirare fuori dalle galere fasciste il noto avvocato che aveva nascosto un ebreo, ma un povero "strascinafaccende" napoletano amico del Federale.
Ma non c'è moralismo uggioso in queste pagine, al contrario con un linguaggio nuovo, ancorato alla parlata popolare, l'autore da' vita e volto a storie frizzanti, divertenti, sempre al limite dell'assurdo com'è nella storia della citta' di Napoli.
Questa è la storia dell'utopico Riscatto del Mezzogiorno, che dallo sbarco di Ercoli (Togliatti) a Napoli fu vanamente alimentato e definitivamente sepolto dal "laurismo" e dai suoi eredi che prima misero le mani sulla citta', poi la divorarono con i Fratelli del Golfo.
Questa però non è una storia epica, al contrario è la narrazione di piccole, quasi banali vicende quotidiane raccontate da una vecchia zia, una signora d'altri tempi, che aveva frequentato le Scuole Normali e aveva una scrittura "nitida e ornata". Ma attraverso questi piccoli accadimenti, si scorge in controluce e sotto il velo dell'ironia e del compiacimento del paradosso, tutta l'amarezza di un fallimento.
Verita' mai dette per celare realta' pietose. Ad esempio, non furono gli amici di Casa Croce a tirare fuori dalle galere fasciste il noto avvocato che aveva nascosto un ebreo, ma un povero "strascinafaccende" napoletano amico del Federale.
Ma non c'è moralismo uggioso in queste pagine, al contrario con un linguaggio nuovo, ancorato alla parlata popolare, l'autore da' vita e volto a storie frizzanti, divertenti, sempre al limite dell'assurdo com'è nella storia della citta' di Napoli.