Curatore: Elio Apih
Titolo: Il ministro della mala vita
Sottotitolo: e altri scritti sull'Italia giolittiana
Descrizione: Volume con copertina rigida in tela, con sovracoperta e acetato, di cm 22 x 14; 589 pagine + XV; 1 foto riproducente quella pubblicata sul numero del 28 novembre 1913 su "L'Unità"; copertina, tagli e pagine lievemente ingialliti; legatura salda
Luogo, Editore, data: Milano, Feltrinelli, 1962
Collana: Opere di Gaetano Salvemini. Il Mezzogiorno e la democrazia italiana, 1
ISBN:
Condizioni: ottime
Prezzo: Euro 30,00
Disponibilità: 1 esemplare
In quel periodo della nostra storia compreso fra il 1898 e il 1920 e abitualmente definito" Italia giolittiana", Salvemini affrontò molteplici aspetti in articoli e in saggi, dettati in massima parte dalla sua impegnata partecipazione alla vita politica contemporanea. Fra tanto materiale, Elio Apih, che già aiuto Salvemini nella preparazione di una prima raccolta rimasta incompiuta, ha scelto per il presente volume gli scritti che trattano dell'ltalia giolittiana in generale, comprendendo fra essi anche i saggi dedicati alle lotte ellettorali nel Mezzogiorno, poiché in queste lotte e nei modi con cui erano condotte Salvemini fu portato a vedere il cardine del sistema politico in cui si era attuata l'unità italiana. Rivede cosi la luce un nutrito gruppo di articoli tratti da Critica sociale, La Voce, L'Unità, II Ponte, e da altre fonti di allora e recenti, e vengono opportunamente ristampati i due celeberrimi opuscoli II ministro della mala vita e Le memorie di un candidalo, divenuti rarissimi. Rivive in questo volume la generosa battaglia politica in cui Salvemini s'impegnò per elevare il tono del costume politico nazionale sia durante il periodo dell'affermazione di Giolitti sia negli anni angosciosi del disfacimento del sistema politico valorizzato dallo statista liberale. A ragione quindi è stato detto che queste pagine costituiscono un fondamentale punto di riferimento per I'mterpretazione della storia d'ltalia nel nostro secolo, e serviranno ad illuminare non pochi