signora_avaAutore: Francesco Jovine
Titolo: Signora Ava
Romanzo
Descrizione: Volume rilegato, in 8°;  pagine XIV - 228.
Luogo, Editore, data: Roma, Donzelli, 2010
Collana: Fiabe e Storie
ISBN: 9788860365217
Prezzo: Euro 13,00
Disponibilita': In commercio

 


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«Don Matteo incontrò i volontari, si tolse il cappello e incominciò ad agitarlo in segno di gioia. Poi gridò: “Evviva la libertà!”. “Alla chiesa, alla chiesa per esporre il ritratto”, dissero alcuni. Gli spiegarono che in tutti i paesi dove erano passati e che avevano fatto la rivoluzione, in chiesa al posto del ritratto di Re Francesco mettevano quello del nuovo Re. Don Matteo fu portato in trionfo davanti al sagrato dove un folto gruppo di donne, di contadini, di ragazzi era apparso al rumore. Concetta, alta, solenne, col capo chiuso in bende nere gridò: “Allegri figlioli, è arrivata la repubblica!”».

Un mondo intero in un romanzo. È l’impresa che riesce a compiere Francesco Jovine, scrittore tra i più arditi del nostro Novecento, in questo che è stato il suo libro più noto e amato, prima di cadere nel dimenticatoio che negli ultimi vent’anni ha ingoiato tutto ciò che ci ricorda l’Italia che eravamo – a meno di un paio di eccellenti eccezioni come Il Gattopardo e Cristo si è fermato a Eboli. Il mondo che Jovine ritrae, infatti, è lo stesso di quei due capolavori, e di quel mondo il romanzo intreccia storie ed emozioni nuove – quelle di Pietro e Antonietta e del loro contrastatissimo amore – a vecchie credenze e leggende risalenti ai tempi mitici della «gnora Ava», dure a morire in una comunità contadina quale è il Molise, tra il 1859 e il 1860, alla vigilia dell’Unità d’Italia e della fine del regno borbonico.
Fatto sta che in questo mondo sospeso tra un presente immobile e un passato che non passa, tra le beghe di paese, il notabile, il curato, il maestro, il proprietario e il bracciante, ecco che a un tratto fa irruzione la «Storia» con i suoi protagonisti: Garibaldi; Vittorio Emanuele II, il re «straniero» che combatte contro Francesco II di Borbone; le truppe dei vincitori che compiono razzie e seminano morti; i gruppi sbandati dei vinti. L’impatto è brusco, il pacato ritmo del paese ne esce sconvolto: molti giovani partono, il curato inneggia alla libertà, i notabili tremano per le sorti dei loro beni; Pietro, denunciato alla Guardia Nazionale, è costretto a fuggire nottetempo: suo malgrado imparerà a uccidere, rubare e saccheggiare, e finirà per scappare con la nobile Antonietta, coinvolgendola nella sua vita di brigante in fuga verso lo Stato pontificio. Immobilismo e azione, folklore e storia, tradizione e futuro: quanti romanzi riescono a mescolare così tanti registri? Non a caso la critica ha evocato, a proposito di Jovine, il realismo magico di un García Márquez: per questa capacità di trasporre un pezzo vivido di realtà in un tempo sospeso tra il fantastico e il mitico.
Francesco Jovine nacque a Guardialfiera (Campobasso) nel 1902 e lì trascorse l’infanzia a contatto con il mondo contadino e le condizioni di miseria della popolazione. Dopo aver conseguito il diploma di maestro elementare, insegnò per qualche anno nel suo paese; nel 1925 si trasferì a Roma, dove si laureò e divenne assistente di Giuseppe Lombardo Radice, avvicinandosi agli studi sul Mezzogiorno. Nel 1941 tornò in Molise come inviato speciale del «Giornale d’Italia» e l’anno dopo darà alle stampe il romanzo che lo consacrerà scrittore di sicuro talento, Signora Ava. Nel 1943 aderì alla Resistenza, affiancando i militanti del Partito d’azione e del Partito comunista. Tra il 1945 e il 1948 pubblicò varie opere teatrali e narrative. Morì nell’aprile del 1950 e solo due mesi dopo uscirà postumo il suo ultimo romanzo, Le terre del Sacramento, vincitore in quello stesso anno del Premio Viareggio.

 


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