John Horne Burns - LA GALLERIAAutore: John Horne Burns
Curatore:
Titolo: La Galleria
Sottotitolo:
Descrizione: Volume in brossura con risvolti,  in formato 8° (cm 20 x 13); 458 pagine
Luogo, Editore, data: Milano, Garzanti, 1952
Collana: 
ISBN:
Condizioni:
Note: Quarta edizione

Disponibilità: NO

 


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Questo "bizzarro volume", come lo dice E. Cecchi, si stacca, vigoroso e sconcertante, amaro e pure ottimista, da ogni altro libro di impressioni italiane che sia uscito in America.
John Burns, capitano dell'esercito alleato in Italia, uomo di cultura, con l'intensa immediata sensibilità di questo suo primo libro ha d'un colpo raggiunto in America un posto altissimo, eccezionale, nell'ammirazione del pubblico; e del miglior pubblico.
E assai più profonde e decisive ragioni di successo ha in Italia poiché, se il libro è ricco e anche troppo di particolari piccanti e scabrosi, vi è pure, fra tante cose che sembrerebbero testimoniare solo della spavalda e talvolta offensiva spregiudicatezza dell'autore, la storia della conquista di un'umanità larga e nuova che l'ufficiale americano ha come respirato dal suolo e dall'aria d'Italia. Non antica civiltà, non umanesimo: ma umanità e civiltà divenute istinto; quasi un'essenza acuta delta decomposizione fermentante della sua stessa civiltà.
L'Italia non è tutto il libro, e Napoli non è tutto quello che Burns ha vissuto in Italia, ma Napoli, così come dà con la sua Galleria Umberto il titolo al libro, è anche il fuoco di queste pagine narrative.
Una Napoli che ha tutto di brutto, che ha il volto abbietto della guerra guerreggiata da eserciti molti e stranieri, ma trionfante, pur nella morte, di vita sua.
Tutto si compera, tutto si vende, tutto svanisce dietro il giallo oro di un bicchiere di vermouth; ma c'è un volto di madre sotto la luna che è la madre di questa terra umile e vera, e c'è il mistero per cui il cuore si scioglie e comprende quello che non ha mai compreso...
Burns ci assicura, con altri giovani romanzieri, una rinnovellata letteratura Americana.

ENTRATA
"Esiste a Napoli un passaggio coperto chiamato La Galleria Umberto I. E' un che di mezzo tra una stazione ferroviaria e una chiesa. Senza i bar e le botteghe, avreste l'impressione di trovarvi in un museo. Una volta questa galleria aveva una cupola a cristalli, ma i bombardamenti di Napoli hanno infranto la lanterna, e il vetro é caduto sull'asfalto tintinnando come una neve crudele. Pure la vita continuata nella Galleria. Nell'agosto del 1944 essa era il cuore vero, anche se non riconosciuto, di Napoli, un centro di attivita sempre pieno di vermut, di soldati alleati e di italiani.

Tutti, a Napoli, venivano alla Galleria Umberto I. La sera le bandiere, le colonne, gli arcangeti che, sul cornicione, soffiavano nette toro trombe, i graticci che sostenevano i vetri prima che le bombe li mandassero in frantumi, entivano più di quanto non potessero vedere durante il giorno. Ecco lo scalpiccio delle scarpe da ordinanza americane in caccia di donne, lo scivolare dei sandali napoletani, il battere alterno degli stivali chiodoti inglesi reso irregolare dal troppo vermut. Ecco il frequente schioccare di baci e lo scrosciare dell'orina sull'asfatto. Al chiarore della luna le ombre, sole o a coppie, si inseguivano da angolo a angolo.
Nella Galleria Umberto I potevate passare da un quadro all'altro, e, durante la pcsseggiata, pensare ai casi vostri."

 


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