o_re_de_li_stromienteAutore: Fedele Depalma
Titolo: 'O Re de li stromiente.
Sottotitolo: Il colascione nelle fonti musicali, letterarie e iconografiche
Con CD Audio
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 20,5 x 14,5); 264 pagine; 45 illustrazioni in b/n fuori testo
Luogo, Editore, data: Lecce, Edizioni Grifo, febbraio 2010
ISBN: 9788896801048
Disponibilita': No

 


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Il colascione, liuto a manico lungo proveniente dall’Oriente ottomano, fu indubbiamente tra gli strumenti più diffusi nel Regno di Napoli tra la fine del ’500 e la seconda metà del ’700. Numerose sono le testimonianze letterarie e iconografiche secentesche che dimostrano la particolare pertinenza dello strumento per l’accompagnamento di serenate, mattinate o più genericamente di canti inscrivibili nella tradizione improvvisativa di tipo orale.  Ed è sulla storia di questo strumento che si concentra il saggio di Fedele Depalma.... L’autore, nato nel 1979, si è diplomato in chitarra e in mandolino presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari. Si è specializzato nel repertorio barocco degli strumenti a plettro, che esegue con strumenti storici (mandola settecentesca a sei cori e mandolino barocco a quattro cori) e nel repertorio popolare mediterraneo che esegue con strumenti tradizionali (mandola tenore e contralto, chitarra battente, oud). Si è laureato in Lettere classiche presso l’Università di Bari con una tesi in Storia della musica dedicata agli aspetti socio-antropologici degli strumenti a plettro in Italia.

La diffusione di canti sul colascione potrebbe aver condizionato lo sviluppo delle villanelle cinquecentesche nelle sue peculiarità più caratterizzanti le quali si giustificherebbero in virtù di aspetti fondanti della prassi esecutiva del colascione stesso. L’esame delle fonti ha messo in luce la complessità delle dinamiche sottese all’uso e alla fruizione del colascione almeno fino al secolo XVIII. Varie problematiche lo investono, a partire dalle origini; l’analisi delle fonti iconografiche e organologiche ottomane ha evidenziato una straordinaria affinità tra alcuni liuti turchi e il colascione italiano, avvalorando la tesi di chi già nel Seicento (Mersenne, Kircher, Meninski, Bonanni) lo considerava indiscutibilmente turco.

Anche se non mancano esempi di letteratura colta ad esso riservato (ad esempio le sonate del compositore settecentesco Domenico Colla), il colascione sembra frequentemente associato ai cantastorie popolari e alle mascherate carnascialesche. Emblematica testimonianza della diffusione dello strumento in contesti carnevaleschi è il ciclo di incisioni del pittore francese Jacques Callot sulla ‘sfessania’, particolarissima danza barocca le cui caratteristiche formali rimanderebbero ad un clima di inversione rituale e che presentano analogie non sottovalutabili con il più generico fenomeno del tarantismo al punto che si potrebbe individuare in essa una delle radici della popolarissima tarantella napoletana. Ciò giustifica anche la ricorsività con cui lo strumento fu usato tra i “comici all’improvviso”, con particolare rimando alla maschera di Pulcinella che della sfessania era pur uno dei protagonisti. Il legame con il mondo della “commedia all’improvviso” divenne intensissimo, al punto da seguirne ascesi e declino, in un continuo processo di interazione simbolica.

In quanto strumento “popolare”, il colascione divenne presto autentico emblema di un’ampia area letteraria in polemica con la cultura accademica e toscaneggiante: Giulio Cesare Cortese, Gian Battista Basile, Filippo Sgruttendio, Domenico Bartolo, Giuseppe Berneri, Bartolomeo Nappini, Antonio Villani, pur con sostanziali divergenze, utilizzarono il colascione come simbolo della propria poetica, in senso eminentemente anti-accademico, arrivando persino a nobilitarlo con l’invidiato titolo (ma pur sempre da leggersi in un’ottica d’inversione parodica) di “re de li stromiente“.
Brano tratto dal sito web Puglialibre

Elenco dei Brani:
Traccia 1 - Anonimo, Colascione, XVII secolo
(trascrizione dall'originale per tastiera)
Mauro Squillante: colascione; Luca Tarantino: chitarra barocca; Gaio Ariani: mandola; Fedele Depalma: mandola

Traccia 2 - A. Piccinnini, Calascione, 1623
(trascrizione per colascione dall'originale per arciliuto)
Mauro Squillante: colascione

Traccia 3 - G. L. Dell'Arpa, Dormendo mi sonniava, 1570 *
Simone Sorini: voce; Mauro Squillante: colascione

Traccia 4 - Anonimo, da La Virtù Temporale per Leùto con l'ottava ò chitarra a penna, Calascione cui segue un ballo in stile improvvisativo, 1700 ca.
(trascrizione dall'originale per mandolone)
Mauro Squillante: mezzo colascione; Luca Tarantino: chitarra barocca

Traccia 5 – J. G. Kapsberger, Colascione - Sfessaina, 1640
Luca Tarantino: tiorba

Traccia 6
- Sfessaina, (improvvisazione)
Mauro Squillante: colascioncino; Luca Tarantino: chitarra barocca; Fedele Depalma: mezzo colascione

* Tratto dal cd Lirum Li Tronc, Sordellina, Colascione Butrafuoco in Renaissance
Naples, per gentile concessione della Stradivarius.

Traccia 7-8-9
- D. Colla, Sonata per colascioncino (allegro, andante, presto) prima metà XVIII secolo
Mauro Squillante: colascioncino: Luca Tarantino: chitarra barocca: Fedele Depalma: mezzo colascione

Traccia 10 - G. Biffi, Colascione a cinque, 1606
Mauro Squillante: colascione: Luca Tarantino: chitarra barocca; Fedele Depalma: mezzo colascione; Gaio Ariani: colascione piccolo; ensamble vocale “Il Dodicino”, direttrice di coro: Antonella Arnese**

Direttore di registrazione: Marco Bisceglie
Tutte le trascrizioni sono a cura di Mauro Squillante
Registrato nel novembre 2009 a Molfetta presso la chiesa "Madonna delle Rose"

** Ensemble vocale 'Il dodicino': soprani: Rosanna Brattico, Lucrezia de Pascale, Tina Masellis, Paola Miglietta; contralti: Lucia Caliandro, Rosalba Gaudioso, Giusella Massari: tenori: Alessio Anelli, Giambattista Bello, Giampaolo Carbonara, Amedeo Minerva; bassi: Francesco Abbrescia, Nicola Mazzarella, Roberto Portoghese

 


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