libreria neapolisAutore: Julie-Marie Cavaignac
Titolo: Le memorie di una sconosciuta
A cura di Valeria De Gregorio Cirillo
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 21 x 15); 135 pagine;  illustrazioni a colori
Luogo, Editore, data: Atripalda (AV), Mephite, 2009
Collana: I Cacciaguida
ISBN:  978-88-6320-055-3
Disponibilità: No

 


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Le Memorie di Julie-Marie Cavaignac invitano a rileggere, anche da un punto di vista femminile, la Napoli murattiana, proprio in concomitanza col bicentenario dell’avvento di Gioacchino nella capitale partenopea insignito da Napoleone del titolo di Re delle Due Sicilie. Madame Cavaignac, donna acuta, di grande cultura e libera nei giudizi, forse a volte persino spregiudicata per i tempi, giunge a Napoli nel 1808 per ricongiungersi al marito Jean-Baptiste, che ricopre un’alta carica nell’amministrazione dello Stato monarchico. Questa posizione privilegiata, permette allo sguardo indagatore della memorialista di mescolare privato e pubblico e di restituirci una sintesi appassionata e partecipe della società e degli eventi di quegli anni.

Per Louis-René des Forêts «les vraies lectures étaient clandestines» e occulte, per molti aspetti, sono le Memorie di Julie-Marie Cavaignac, tradotte per la prima volta – per la parte relativa al suo soggiorno a Napoli negli anni 1808-1812, circa un quarto del totale dell’opera – da Valeria De Gregorio Cirillo, e pubblicate in una gradevole veste editoriale da Mephite. Sono clandestine queste rievocazioni testimoniali non tanto perché la narratrice – e di seguito i suoi posteri – non avrebbe(ro) mai dato consenso alla divulgazione, ma quanto perché i contenuti del racconto, una volta diffusi, non sono mai stati omaggiati con la dovuta onestà: « spesso brani delle Memorie sono copiati dagli storici senza che la fonte sia esplicitata ».
Di là dalla sua attività in sordina, il testo affascina per il periodo storico che abbraccia: la lunga vicenda dei rapporti tra Napoli e la cultura d’oltralpe nel decennio napoleonico alla corte di Gioacchino Murat, un momento decisamente clou per la crescita della città partenopea, traghettata nella modernità, dalla robusta azione di riforme. Con uno sguardo acuto e giudizi sorprendenti, queste Memorie introducono un evo travolgente, e con un taglio fresco e vivace la memorialista spezzetta i tanti luoghi comuni.

Uno dei maggiori pregi dello studio di Valeria De Gregorio Cirillo è di aver dunque dato voce a “una sconosciuta” colta e onesta nei giudizi, e anche se formalmente Madame Cavaignac non mirasse affatto alla pubblicazione dei suoi ricordi, dando alle fiamme la prima stesura delle sue Memorie, la studiosa non è imputabile di tradimento, dato che – come anche Sartre suggerisce – non si scrive mai solo per se stessi, e né tantomeno sfugge da tale logica il journal intime; anzi, pare che non esista una forma di scrittura tanto universale quanto le confessioni.

Da subito, chiaro al lettore, è il proposito di Valeria De Gregorio Cirillo di rivolgersi, non già a un vasto pubblico di occasionali curiosi di letteratura intimista, che tendono a consumare il fatto letterario con leggerezza, bensì a un pubblico di addetti ai lavori . Siamo dinanzi a un’edizione critica ben curata, in cui la traduzione delle Memorie è preceduta da una copiosa introduzione che rivela l’impostazione prettamente filologica del testo, da una bibliografia essenziale, e chiosata da un buon numero di note che, danno ragione delle scelte operate dalla studiosa nel processo di ricostruzione di un periodo storico tanto complesso quanto trascurato. La bella traduzione di Valeria De Gregorio Cirillo, dal registro colto, magnifica la scrittura magra di vocaboli della narratrice.

La trama memoriale si dipana su un asse diacronico, intervallato da continue digressioni su temi che le stanno a cuore, e anche se i ricordi non sempre ordiscono un tessuto cronologicamente esatto, la prosatrice, affidandosi all’arte della conversazione alla francese, spazia dalla sfera privata al profilo pubblico, con giudizi altalenanti, ma senza mai troppo peccare di soggettivismo. Attrice e spettatrice insomma, Julie-Marie Cavaignac racconta episodi e offre impressioni, analizza il proprio mondo interiore, ma al disopra di tutto, sfugge dai suoi fantasmi, trovando nella scrittura uno strumento liberatorio.

Balsamo ai suoi lutti, alle nostalgie che l’attanagliano, pare essere la splendida città di Napoli: «non si può dire di conoscere la vita, né di conoscere se stessi, se non si sono respirate e assaporate quelle meravigliose notti del sud »; e Napoli è popolata dai napoletani, e questi sono a suo giudizio: « pazienti, perseveranti, persino tenaci nel raggiungere lo scopo che si prefiggono, anche se di scarsa importanza, ma sono più disposti ad aspettare, ad arrivarci col tempo e con l’ostinazione piuttosto che di spuntarla a viva forza ».

Julie-Marie Cavaignac è costretta ad abbandonare l’amato paese natio: «Ci sono situazioni in cui una sola parola riassume un intero destino e la parola “partenza” stava sospesa sul mio capo come la spada di Damocle, e riecheggiava ininterrottamente nella mia testa » ed è decisa a farlo, nonostante la Francia fosse: « il migliore, il primo, se non addirittura il più bello di tutti, dove le usanze e le abitudini sono meglio interpretate » solo in cambio dell’Italia che l’accoglie: « con il suo bel cielo, il sole del Meridione, le sue splendide notti così terse, così maestose, la sua aria carezzevole e aulente che porta all’oblio della vita ». Le Memorie di Julie-Marie Cavaignac escono in libreria non a caso: in occasione del bicentenario del decennio francese a Napoli, e suonano a mo’ d’invito a soggiornare nella città partenopea, abbandonata dai viaggiatori per i tanti infausti eventi.

 


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