Curatore: Laura Giuliano
Titolo: De’ pittori, scultori, architetti, miniatori et ricamatori napolitani e regnicoli
Presentazione di Francesco Caglioti
Descrizione: Volume in brossura, di cm 23 x 16,5; 168 pagine
Luogo, Editore, data: Matera, Giannatelli, 2021
Collana: Meridiana. Studi e fonti sull’Italia mediterranea; n. 3
ISBN: 9788897906810
Condizioni: nuovo
Prezzo: Euro 28,00
Disponibilità: In commercio
Raccogliendo un auspicio formulato da Benedetto Croce (1866-1952) nelle pagine di «Napoli Nobilissima» (1898), il volume si configura come la prima edizione critica completa ed aggiornata del De’ pittori, scultori, architetti, miniatori et ricamatori napolitani e regnicoli, il preziosissimo lavoro sugli artisti meridionali redatto nel XVII secolo dal sacerdote napoletano Camillo Tutini (1594-1666) e rimasto a lungo ai margini degli interessi degli studi.
Ospitata nella più ampia fatica della Porta di San Giovanni Laterano, la raccolta dei medaglioni tutiniani costituisce la più significativa attestazione seicentesca sopravvissuta in area meridionale nel genere della biografia d’artista, un filone nel quale si sarebbero inserite solo assai più tardi le Vite settecentesche di Bernardo De Dominici (1683-1759).
Tutini apre lo scritto con una breve premessa sulla decadenza delle arti e poi sul risveglio favorito dalla presenza di Giotto e Montano d’Arezzo a Napoli; ma il fulcro dell’opera è rappresentato dai pittori e dagli scultori attivi tra Quattro e Cinquecento, per i quali l’autore può trarre informazioni dalla periegetica partenopea e da fonti toscane e romane. La conoscenza personale dei miniatori e dei ricamatori, la descrizione di polittici smembrati o perduti, la citazione dei maestri della natura morta forniscono ancora straordinari tasselli per la conoscenza della storia dell’arte meridionale.
La collazione dei tre diversi esemplari redatti da Tutini – proposti qui in trascrizione integrale – ricostruisce gli stadi di redazione dell’opera, alla quale l’erudito attese all’incirca due anni.
Lo scandaglio dei numerosi documenti autografi, conservati presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, ha consentito infine di far luce sulla personalità dell’Autore, dapprima coinvolto nei moti napoletani del 1647 e poi attivo a Roma come storiografo, dove, nella ricerca ostinata di un’affermazione personale all’interno della cerchia di papa Urbano VIII, fu un osservatore interessato alle testimonianze artistiche capitoline.