il_teatro_di_teano_sidicinumCuratore: Francesco Sirano
Titolo: Il Teatro di Teanum Sidicinum
Interventi di S. De Caro, F. Sirano, H. J. Beste, R. Sirleto, A. Balasco,  M.L. Caldelli, C. Molle, P. Iannaccone, V. Iengo, P. Lanna, A. Palermiti, L. Parrella.
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 23 x 23); 264 pagine;  illustrazioni a colori
Luogo, Editore, data: Villa d'Agri (PZ), Lavieri, 2011
ISBN: 9788889312667
Prezzo: Euro 22,00
Disponibilità: In commercio

 


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Alla fine del II secolo a.C. Teanum Sidicinum si dotò di un complesso architettonico, per l’epoca avveniristico, con cavea teatrale e un tempio sull’asse longitudinale articolato su tre terrazze artificiali in un’area centrale della città.

Il teatro fu utilizzato per circa trecento anni con limitati interventi dell’età di Augusto. Settimio Severo e Gordiano III ingrandirono l’edificio con un investimento economico considerevole e ampio dispiego di materiali di lusso soprattutto per la decorazione del fronte scena. Due successivi terremoti nel corso del IV secolo e i mutamenti connessi alle invasioni longobarde inaugurarono una nuova fase nella storia del teatro che divenne una sorta di cava. Fu impiantato un sistematico cantiere per riutilizzare le grandiose membrature architettoniche crollate per farne calce o materiali da costruzione.

Ma anche questa seconda vita del teatro terminò intorno al XII secolo. Oramai il sito era al di fuori delle mura del centro medioevale e dal XIII secolo l’area venne utilizzata come discarica e come quartiere artigianale per produzioni fittili. Mai completamente seppellito, il teatro di Teano attirò l’attenzione dell’abate G.B. Pacichelli che agli inizi del 1700 ne ritraeva gli imponenti resti. Dopo il primo intervento di scavo negli anni ’60 del 1900 e un silenzio durato più di un trentennio, un nuovo corso di indagini, studi e ricerche lungo un decennio, consente oggi di ricomporre la storia di questo monumento.

Frutto di un lavoro interdisciplinare che ha coinvolto archeologi, epigrafisti, architetti e ingegneri, il volume ricostruisce l’architettura del complesso con i suoi diversi impianti, la fisionomia del grandioso edificio scenico, ne analizza la fastosa veste decorativa, ne ripercorre la vicenda insediativa post antica, testimoniando una frequentazione ininterrotta dell’area del monumento fino ai nostri giorni, fino a quando cioè sulle rovine dell’ambulacro superiore venne eretto un altare alla Madonna delle Grotte.

 


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