Autore: Silvio Biancardi
Titolo: La chimera di Carlo VIII
Sottotitolo: (1492 - 1495)
Nuova edizione aggiornata
Presentazione di Giancarlo Andenna
Descrizione: Volume in 8° (cm 24 x 17); 800 + XXIV pagine
Luogo, Editore, data: Novara (NO), Interlinea, 2011
Collana: Studi. N. 58
ISBN: 97888 82127640
Disponibilità: No
Una documentatissima ricostruzione storica della campagna militare del re di Francia in Italia alla fine del XV secolo. In oltre ottocento pagine, arricchite da svariate illustrazioni, l’autore ripercorre la lenta discesa dell’armata francese in direzione di Napoli, meta ultima dell’ambizioso sovrano Valois, e il successivo ritorno in madrepatria, culminato nella celebre battaglia di Fornovo del giugno 1495. Il testo ha quindi un forte sapore cronachistico, e consente cosi’ al lettore di toccare con mano la vita quotidiana di quei soldati in uno dei momenti cruciali della storia moderna europea.
La spedizione di Carlo VIII rappresento’ infatti la fine del Rinascimento italiano, alterando definitivamente i fragili equilibri politici della penisola e scatenando una feroce contesa tra Francia e Spagna per la supremazia europea. Eppure il monarca transalpino non aveva alcuna intenzione di scatenare un simile putiferio, destinato tra l’altro a concludersi con un’umiliante sconfitta del proprio paese: egli rivendicava infatti solo gli antichi diritti della casa d’Angio’ sul regno di Napoli, in mano agli Aragonesi dal 1442. Ma tale aspirazione sarebbe rimasta semplicemente sulla carta se non avesse incontrato sulla sua strada le tentazioni egemoniche di Ludovico il Moro, reggente del ducato di Milano per conto del nipote Gian Galeazzo Sforza.
In rotta con Isabella d’Aragona, regina di Napoli, per motivi politico-finanziari, Ludovico penso’ di sfruttare i desideri francesi a proprio vantaggio, rafforzando il proprio controllo sull’Italia settentrionale. Cosi’, nell’autunno 1494, invito’ formalmente Carlo VIII ad attraversare i suoi territori per riprendersi la corona del Mezzogiorno, incurante delle possibili conseguenze che un simile gesto avrebbe avuto sul fragile sistema diplomatico consolidato da Lorenzo il Magnifico nel corso dei decenni precedenti. Organizzato un vasto esercito, dotato di un modernissimo parco d’artiglieria, il Valois scese dunque in Italia, accolto dall’incredulo stupore dei vari principati locali.
Non incontro’ alcun ostacolo sulla sua marcia, suscitando l’amara ironia di papa Borgia, secondo cui il sovrano aveva pigliato il paese “con il gesso”, cioè limitandosi a delimitare gli accampamenti delle truppe e ad agitare minacciosamente i propri cannoni in faccia ai possibili avversari. A Firenze il passaggio francese provoco’ addirittura la cacciata dei Medici, incapaci di difendere l’onore della città dall’armata nemica; Girolamo Savonarola considero’ l’evento “provvidenziale”, preparandosi a restaurare gli antichi ideali cristiani nella capitale spirituale del Rinascimento italiano. Anche il cardinale Giuliano della Rovere - accerrimo nemico della famiglia Borgia - spero’ di sfruttare l’occasione a proprio vantaggio, ma Carlo mantenne buoni rapporti con il pontefice, vanificando cosi’ le oscure manovre dello scaltro prelato.
Insomma, nell’arco di pochi mesi il quadro politico-culturale italiano era drasticamente mutato, compromettendo seriamente i vecchi equilibri e spazzando via la pace faticosamente mantenuta dai numerosi stati della penisola per quasi mezzo secolo. Giunto infine a Napoli, nel maggio 1495, Carlo venne accolto trionfalmente dalla nobiltà locale, e si illuse di poter sfruttare l’instabile regno meridionale come base per un’ulteriore espansione nel Mediterraneo, magari a spese del minaccioso Impero Ottomano. Questi sogni di gloria si infransero pero’ contro il risveglio bellicoso dei principi italiani, che - preoccupati per la permanenza di truppe francesi nei loro territori - decisero di riunirsi in una lega militare sostenuta dalla Spagna. Minacciato nei suoi collegamenti con la madrepatria, Carlo fu cosi’ costretto ad abbandonare frettolosamente il campo, ritirandosi in direzione delle Alpi.
La neonata coalizione antifrancese lo costrinse ad una feroce battaglia sulle rive del fiume Fornovo, ma non riusci’ ad impedirgli di tornare sano e salvo nella splendida residenza di Amboise sulla Loira: qui Carlo progetto’ una nuova campagna contro gli Aragonesi, rientrati in possesso del Napoletano, ma debiti e disordini interni impedirono la realizzazione di tale disegno. Lo sfortunato sovrano mori’ nell’aprile 1498 a causa di un incidente; due anni dopo il suo infido alleato nell’impresa italiana, Ludovico il Moro, veniva sconfitto dai francesi presso Novara, perdendo ogni diritto sul ducato di Milano. L’Italia stava gradualmente diventando preda delle maggiori potenze europee, e non avrebbe piu’ riacquistato l’indipendenza politica sino alla metà del XIX secolo.
Il libro di Biancardi esplora tutte queste conseguenze della “chimera di Carlo VIII” con dovizia di particolari e grande intelligenza narrativa.
La spedizione di Carlo VIII rappresento’ infatti la fine del Rinascimento italiano, alterando definitivamente i fragili equilibri politici della penisola e scatenando una feroce contesa tra Francia e Spagna per la supremazia europea. Eppure il monarca transalpino non aveva alcuna intenzione di scatenare un simile putiferio, destinato tra l’altro a concludersi con un’umiliante sconfitta del proprio paese: egli rivendicava infatti solo gli antichi diritti della casa d’Angio’ sul regno di Napoli, in mano agli Aragonesi dal 1442. Ma tale aspirazione sarebbe rimasta semplicemente sulla carta se non avesse incontrato sulla sua strada le tentazioni egemoniche di Ludovico il Moro, reggente del ducato di Milano per conto del nipote Gian Galeazzo Sforza.
In rotta con Isabella d’Aragona, regina di Napoli, per motivi politico-finanziari, Ludovico penso’ di sfruttare i desideri francesi a proprio vantaggio, rafforzando il proprio controllo sull’Italia settentrionale. Cosi’, nell’autunno 1494, invito’ formalmente Carlo VIII ad attraversare i suoi territori per riprendersi la corona del Mezzogiorno, incurante delle possibili conseguenze che un simile gesto avrebbe avuto sul fragile sistema diplomatico consolidato da Lorenzo il Magnifico nel corso dei decenni precedenti. Organizzato un vasto esercito, dotato di un modernissimo parco d’artiglieria, il Valois scese dunque in Italia, accolto dall’incredulo stupore dei vari principati locali.
Non incontro’ alcun ostacolo sulla sua marcia, suscitando l’amara ironia di papa Borgia, secondo cui il sovrano aveva pigliato il paese “con il gesso”, cioè limitandosi a delimitare gli accampamenti delle truppe e ad agitare minacciosamente i propri cannoni in faccia ai possibili avversari. A Firenze il passaggio francese provoco’ addirittura la cacciata dei Medici, incapaci di difendere l’onore della città dall’armata nemica; Girolamo Savonarola considero’ l’evento “provvidenziale”, preparandosi a restaurare gli antichi ideali cristiani nella capitale spirituale del Rinascimento italiano. Anche il cardinale Giuliano della Rovere - accerrimo nemico della famiglia Borgia - spero’ di sfruttare l’occasione a proprio vantaggio, ma Carlo mantenne buoni rapporti con il pontefice, vanificando cosi’ le oscure manovre dello scaltro prelato.
Insomma, nell’arco di pochi mesi il quadro politico-culturale italiano era drasticamente mutato, compromettendo seriamente i vecchi equilibri e spazzando via la pace faticosamente mantenuta dai numerosi stati della penisola per quasi mezzo secolo. Giunto infine a Napoli, nel maggio 1495, Carlo venne accolto trionfalmente dalla nobiltà locale, e si illuse di poter sfruttare l’instabile regno meridionale come base per un’ulteriore espansione nel Mediterraneo, magari a spese del minaccioso Impero Ottomano. Questi sogni di gloria si infransero pero’ contro il risveglio bellicoso dei principi italiani, che - preoccupati per la permanenza di truppe francesi nei loro territori - decisero di riunirsi in una lega militare sostenuta dalla Spagna. Minacciato nei suoi collegamenti con la madrepatria, Carlo fu cosi’ costretto ad abbandonare frettolosamente il campo, ritirandosi in direzione delle Alpi.
La neonata coalizione antifrancese lo costrinse ad una feroce battaglia sulle rive del fiume Fornovo, ma non riusci’ ad impedirgli di tornare sano e salvo nella splendida residenza di Amboise sulla Loira: qui Carlo progetto’ una nuova campagna contro gli Aragonesi, rientrati in possesso del Napoletano, ma debiti e disordini interni impedirono la realizzazione di tale disegno. Lo sfortunato sovrano mori’ nell’aprile 1498 a causa di un incidente; due anni dopo il suo infido alleato nell’impresa italiana, Ludovico il Moro, veniva sconfitto dai francesi presso Novara, perdendo ogni diritto sul ducato di Milano. L’Italia stava gradualmente diventando preda delle maggiori potenze europee, e non avrebbe piu’ riacquistato l’indipendenza politica sino alla metà del XIX secolo.
Il libro di Biancardi esplora tutte queste conseguenze della “chimera di Carlo VIII” con dovizia di particolari e grande intelligenza narrativa.