gabriel joly riccardo naldiAutore: Riccardo Naldi
Titolo: ... son de madera incorruptible ...
Sottotitolo: Gabriel Joly and two Thieves carved in box wood
Testo in lingua inglese
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 23 x 15); 48 pagine; 41 figure, di cui 31 a colori e 10 in bianco e nero, 17 tavv. a colori n. nn. fuori testo, alcune su doppia pagina
Luogo, Editore, data: Monaco di Baviera, Sascha Mehringer, s. d. [ma 2014]
Collana: 
ISBN: 3-9809470-6-8
Prezzo: Euro 20,00
Disponibilità: In commercio

 


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È solo da qualche anno, grazie a determinanti ritrovamenti documentari e ad esposizioni che hanno consentito di apprezzarne dal vivo l’elevata qualità formale, che si è cominciato a riconoscere l’effettiva portata storica delle opere eseguite da Gabriel Joly, scultore di origine francese nativo di Varipont (Cuts), nella diocesi di Noyon in Piccardia, ma formatosi e lungamente operoso in Aragona.

Specialista dell’intaglio in legno, policromato e non, la ricchezza della cultura figurativa di Joly e l’altissima qualità delle sue opere – alcune delle quale a lungo confuse con quelle di Diego de Silóe, il grande scultore di Burgos operoso anche a Napoli – ne fanno una quinta «aquila del Rinascimento spagnolo», per usare la fortunata definizione coniata da Manuel Gómez- Moreno, cioè una personalità degna di far parte di quel gruppo di artisti che, assorbite con sfrenata fantasia in Italia le sconvolgenti novità formali di Leonardo, Raffaello e Michelangelo, una volta ritornati in patria contribuirono a diffondere in Spagna lo stile dell’alto Rinascimento italiano, quello che Vasari definisce la «maniera moderna», che aveva preso forma tra Firenze e Roma nel passaggio dal Quattro al Cinquecento.

Nel volume, dove l’attività di Joly è riconsiderata dagli esordi nel 1514 a Saragozza presso la bottega di Damián Forment (magnifico specialista dell’alabastro) fino al colossale retablo della cattedrale di Teruel (1532-1536), ultima opera documentata dello scultore francese, vengono presentate due stupefacenti figure di Ladroni in legno di bosso non policromato, drammaticamente legati alle loro croci nodose, dalle quali cercano invano di liberarsi attraverso violente, quanto inutili, contorsioni. Alle due figure si aggiunge anche quella di uno scheletro, immagine evocativa del Golgota e della morte.
Basati sui modelli, entrambi a loro modo ‘classici’, dell’ellenistico Laocoonte e della cappella Sistina affrescata da Michelangelo, questi due straordinari intagli, eseguiti nell’ultimo tempo di Joly, quando all’epoca lavorava al retablo di Teruel, costituiscono un ulteriore contributo alla comprensione di questa poco conosciuta, quanto affascinante personalità, che sarebbe poi scomparsa, proprio a Teruel, il 19 marzo 1538.

 


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